
Riprendo il racconto da dove mi ero fermato nella prima parte, e precisamente a metà del congresso organizzato da ANAI.
Il cambio di programma, la mancanza degli appunti e il riposo notturno hanno fatto si che in questo momento non ricordi l’ordine esatto degli interventi. Se non ricordo male ha parlato il professor Carlo D’Ascenzi esponendo i lavori sul termine minimo di conservazione del miele.
Mi è rimasto impresso l’intervento del ragionier Raffaele Terruzzi, presidente dell’AIIPA Gruppo miele, che in maniera sintetica ha raccontato della tegola che stava per cadere in testa a tutti gli apicoltori europei riguardo al polline considerato ingrediente del miele e quindi potenzialmente OGM. In soldoni se non fossero intervenuti oggi avremmo dovuto fare le analisi OGM per ogni lotto di miele.
A seguire l’intervento di Anna Brandazzi che ha raccontato della sua esperienza da neo Apicoltrice e dell’azienda agricola Sant’Antonio.
Il bello inizia proprio sul finire del convegno, quando Giovanni Formato della IZSLT conclude il suo intervento dicendo:
“… e visto che i farmaci non sono più così efficaci non ci resta che selezionare un’ape tollerante alla Varro. Lascio quindi la parola a Pierlugi Pierantoni”.
Il vice presidente di ANAI, Pierluigi Pierantoni, ha parlato di un progetto finanziato dalla regione Marche per la tutela di una razza di api autoctona “Rotis di Matelica” trovata per caso in un casolare abbandonato e che sopravvive senza trattamenti dal 2009.
Non avrei mai pensato che potesse esistere un’associazione che sostiene la selezione di un’ape tollerante come lotta alla Varroa e che addirittura ha delle colonie resistenti da diversi anni. Probabilmente questa è la principale causa che ha portato dei vandali ad avvelenare le colonie di api nell’apiario del presidente Segio D’Agostino.
Dopo il congresso sono rimasto a parlare a lungo con Giovanni Formato, Sergio D’Agostino e Pirluigi Pierantoni per esporre il mio progetto di selezione di api tolleranti alla Varroa e ci siamo lasciati con la promessa di risentirci presto.
Domenica mattina abbiamo deciso di dividerci e mentre mio fratello seguiva il congresso del FAI io ho partecipato all’incontro organizzato dallo A.I.A.A.R. con il ricercatore del CRA-Api Antonio Nanetti e la ricercatrice indipendente Claudia Garrido della BeeSafe, un’ottima opportunità per conoscere lo stato della ricerca italiana sull’apicoltura.
Antonio Nanetti inizia la sua presentazione citando il testo Allegro ma non troppo dove si parla della stupidità umana e, avendo avuto modo di leggerlo nel ’98 su suggerimento del mio primo manager, ho subito percepito il tono scherzoso del suo lavoro. In sostanza ha paragonato l’apicoltore ad un Predone che per crearsi vantaggi crea danni alle api e che la razza apicoltore si sarebbe potuto elevare a quella di Apicoltore Intelligente solo seguendo rigidi protocolli che prevedono trattamenti sistematici per far stare bene le api.
Successivamente ha spiegato la crescita esponenziale della Varroa raccontando la classica leggenda sull’origine degli scacchi e dei chicchi di grano, e per finire ha dato un numero massimo di Varroe che una colonia di api può tollerare pari a 6000 acari. Il problema però è che non ha dato un metodo certo per misurarlo, visto che per lui il quello dello zucchero a velo non è attendibile, e non ha legato in alcun modo il dato alla popolazione di api.
A seguire Cluadia Garrido che ha esposto un suo lavoro sulla selezione delle api resistenti alla Varroa fatta in Germania tra il 2004 e il 2006. Lavoro molto interessante, in particolare i metodi adottati per la valutazione delle colonie e l’elaborazione dei dati, peccato che sono passati otto anni da quella ricerca e che gli altri ricercatori oggi sono arrivati a tutt’altre conclusioni. Quando mi sono permesso di evidenziare l’obsolescenza degli studi sono stato additato come provocatore.
httpvh://youtu.be/sTCz1txcbLg Per fortuna che gli apicoltori si sono resi conto che la ricerca italiana sull’apicoltura è una barzelletta e alla fine ci si scherza su e si preferisce fare il lavoro da se con i propri capitali e condividere i risultati in occasioni come la fiera di Piacenza, magari con un buon bicchiere di vino e qualche fetta di salame.
Da questo evento portiamo a casa molto: dopo due anni di lavoro insieme, durante il viaggio di ritorno, mio fratello mi ha detto “… Ruggero, ora ho capito veramente cosa vuoi fare …”.
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